PIER della VIGNA Inf. XIII, 22-78
Cerchio 7 - girone 2 - Suicidi

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Nato a Capua, intorno al 1190, da una famiglia di origini modeste, Piero studiò legge all'Università di Bologna e, nel 1221, entrò come notaio alla corte imperiale di Federico II. Pian piano si fece strada nel mondo della corte, raggiungendo l'apice della carriera nel 1246, quando fu nominato protonotaro e divenne il consigliere più ascoltato ed il ministro più potente di Federico II.

Da allora l'invidia dei cortigiani fece di tutto per screditarlo agli occhi dell'imperatore, e nel 1249 vi riuscì, coinvolgendo l'incorruttibile uomo politico in un complotto. Piero fu arrestato a Cremona e, trasferito a S.Miniato al Tedesco, venne accecato.
Poco dopo, in carcere, si tolse la vita.

L'attendibilità dell'accusa di tradimento era un caso ancora discusso fra gli storici del tempo e Dante, qui come in altri luoghi, tenta di ristabilire la verità dei fatti e di darne una interpretazione. Dante si schiera, così, decisamente a favore dell'innocenza (posizione notevole, soprattutto se si considera che Piero era un grande uomo politico di parte imperiale, e quindi ghibellina), che tuttavia non può cancellare il peccato di suicidio.

Inf. XIII, 70-72
L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.
Oltre che insigne statista e uomo di provata virtù, Pier della Vigna fu anche un raffinato letterato della Scuola poetica siciliana fiorita alla corte di Federico I,I punto di riferimento per i tanti giovani poeti della corte e diretto precursore dello Stilnovismo toscano.